Il Gattopardo: Il Romanzo Che Nessuno Voleva Pubblicare Ma Che Conquistò Il Mondo

Certe storie sembrano nate per sfidare il destino, per aggirare ostacoli insormontabili e, contro ogni previsione, imprimersi nella storia della letteratura. “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è una di queste. Una vicenda editoriale travagliata, quasi un romanzo nel romanzo, fatta di porte sbattute in faccia, rifiuti eccellenti e giudizi contraddittori. Eppure, oggi nessuno oserebbe metterne in discussione la grandezza.

Per celebrare i 70 anni della casa editrice Feltrinelli, Francesco Piccolo porta in scena a teatro un monologo che ripercorre la straordinaria odissea di questo capolavoro. Una narrazione avvincente e ironica che ci conduce dagli esordi incerti fino al trionfo mondiale, senza dimenticare la tormentata quanto perfetta trasposizione cinematografica di Luchino Visconti.

Il Gattopardo - Vincitore Premio Strega 1959
Il Gattopardo – Vincitore del Premio Strega, 1959

Era il 1954 quando Tomasi di Lampedusa, un aristocratico riservato e malinconico, confessò di voler scrivere un romanzo storico. Nessuno poteva allora immaginare che il suo manoscritto, rifiutato da Mondadori ed Einaudi, sarebbe diventato uno dei libri più letti e studiati del Novecento. Neanche lui, che morì senza vedere la sua opera pubblicata. Il destino del romanzo sembrava segnato, se non fosse stato per la tenacia di Giorgio Bassani e l’intuizione di Giangiacomo Feltrinelli, che nel 1958 decise di dargli una possibilità. Una scommessa vinta: l’anno successivo, “Il Gattopardo” conquistò il Premio Strega, imponendosi perfino su “Una vita violenta” di Pier Paolo Pasolini, e si battezzò come capolavoro indiscusso.

Le controversie non finirono, tuttavia, con la pubblicazione. Il romanzo venne etichettato in mille modi: antiquato, marxista, di destra, di sinistra. Moravia lo considerava reazionario, Louis Aragon lo definiva rivoluzionario. Un’opera che sfuggiva alle categorie, troppo grande per essere incasellata. E proprio questa ambivalenza l’ha resa immortale.

Come se non bastassero gli intrighi letterari, anche la trasposizione cinematografica del 1963 affrontò una serie infinita di ostacoli. Visconti, aristocratico e comunista, voleva trasformarlo in un affresco cinematografico monumentale. Il risultato fu un capolavoro che ancora oggi viene considerato uno degli adattamenti più fedeli e potenti della storia del cinema. Un film e un libro che si specchiano l’uno nell’altro, offrendo due letture complementari della stessa opera.

“Il Gattopardo” è la dimostrazione che la letteratura non ha tempo, che un grande romanzo trova sempre la strada per arrivare ai lettori, nonostante tutto. La sua storia editoriale, fatta di rifiuti, pregiudizi e rivalità, lo ha reso ancora più prezioso. E oggi, a settant’anni dalla sua pubblicazione, continua a raccontare la sua verità: tutto cambia affinché nulla cambi, ma certi libri restano eterni.

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