Dracula, una storia d’amore

Il libro dell’irlandese Bram Stoker, pubblicato nel 1897, è una delle opere più controverse e amate di sempre.
Negli anni ha ispirato innumerevoli versioni cinematografiche – più o meno famose e riuscite – e l’ultima, firmata da Luc Besson, è arrivata nelle sale appena pochi giorni fa.

Dracula è uno dei miei romanzi preferiti. Lo considero una storia letteraria per tutte le stagioni, perché, più di ogni altra cosa, è una storia d’amore. Vicenda umana, tragica e passionale, vede un uomo perdere tutto per amore e, proprio dall’amore, trarre la sua condanna eterna.

Il principe Vlad III: l’origine dell’eroe romantico

Dietro la leggenda di Dracula si nasconde un personaggio realmente esistito: Vlad III di Valacchia, detto Tepes (l’Impalatore) per via del metodo di punizione che usava contro i traditori della fede e i nemici dell’impero ottomano, ovvero l’impalamento.
Il nome “Dracula”, invece, proviene dal soprannome di suo padre, Vlad Dracul, membro dell’Ordine del Drago (in romeno drac significa “drago” ma anche “diavolo”). “Dracula”, quindi, significa letteralmente “figlio del Drago” o “figlio del Diavolo” – una definizione perfetta per un eroe che, rinnegando Dio, sceglie l’eterna oscurità.

Vlad, il nobile che combatte per la Chiesa e per la propria terra, è un uomo di ideali puri, legato ai valori di fede, onore e famiglia. Ma, come per ogni eroe romantico, il suo destino cambia per colpa dell’amore. Tornato da una delle sue campagne, scopre che la donna amata si è tolta la vita, credendo che lui fosse caduto in battaglia.
Quel gesto disperato lo distrugge. Da lì, inizia la sua discesa agli inferi, il rifiuto di Dio e la trasformazione in vampiro: la sua vendetta contro la morte e contro il cielo stesso.

Copertina dell'edizione originale di _Dracula_, Londra, Constable&Co, 1897
Copertina dell’edizione originale di Dracula, Londra, Constable & Co, 1897

Il peccato che nasce dall’amore

Rinnegata la fede, Vlad si abbandona a un’esistenza di sofferenza eterna.
Il morso di Dracula diventa il simbolo del suo atto di ribellione e di dolore: un gesto che uccide e immortala allo stesso tempo, che toglie la vita ma dona un’eternità vuota.
Il sangue, in questa visione, non è solo un elemento horror, ma una metafora del desiderio, della fusione totale tra due anime, dell’amore che travalica la carne e la morale.

In Dracula, l’amore non salva: condanna. È la forza che lo spinge a cercare, nei secoli, il volto dell’amata perduta, convinto che il tempo non possa spezzare ciò che è stato unito dal sentimento.

Mina e Dracula: l’amore che redime e distrugge

Nel romanzo di Stoker, Dracula trova in Mina Harker la reincarnazione della sua amata.
Mina, divisa tra il marito Jonathan e l’attrazione irresistibile per il conte, rappresenta la tensione eterna tra ragione e desiderio.
Quando Dracula rinuncia a trasformarla completamente, scegliendo di lasciarla libera, si consuma la sua redenzione: l’eroe che, per amore, accetta di morire.
È qui che il mostro si rivela nuovamente umano – e l’amore, pur nella tragedia, diventa atto di pietà e verità.

Eroe romantico del Nord

Per me, Dracula è un eroe romantico nel senso più puro del termine, secondo i canoni del Romanticismo nordico.
È un titano solo contro il mondo, un uomo che combatte per un ideale e per un sentimento assoluto, pronto a distruggersi pur di non tradirlo.
La sua grandezza sta nel suo fallimento sublime, nella consapevolezza che l’amore può essere tanto fonte di salvezza quanto di perdizione.

Non è un caso che la figura del vampiro nasca proprio nell’alba del Romanticismo: il primo racconto vampiresco, The Vampire di John Polidori, fu concepito nell’estate del 1816, nella celebre villa Diodati sul lago di Ginevra che ospitava Lord Byron, Mary Shelley e lo stesso Polidori.
Da quell’incontro, e dalla penna di Lady Shelley, nacque anche un altro mito immortale: Frankenstein – anch’esso simbolo dell’uomo che osa sfidare Dio per amore e conoscenza.

L’eternità come maledizione

L’immortalità di Dracula non è dono ma castigo.
È un amore che non trova mai compimento, un desiderio che non conosce fine.
Il conte vaga nei secoli, prigioniero della sua stessa passione, incapace di dimenticare e di vivere davvero.
Questo lo rende non solo una figura dell’orrore, ma un autentico maledetto, un viandante dell’eternità, simile agli eroi di Byron o alle anime tormentate di Goethe.

Un mistero napoletano

Una curiosità affascinante arricchisce la leggenda: secondo alcuni studi recenti, Dracula potrebbe essere stato sepolto a Napoli, nel chiostro della Chiesa di Santa Maria la Nova.
Come poteva essere altrimenti?
Napoli, città sospesa tra vita e morte, tra sacro e profano, non nega la magia dell’immortalità a nessuno, tantomeno a un nobile rumeno del XV secolo perdutamente innamorato della sua donna.

L’amore oltre il tempo

Dracula è molto più di un romanzo gotico. È una tragedia d’amore, una parabola sulla perdita, sulla ribellione e sull’eternità del sentimento.
Sotto il mantello del mostro batte il cuore di un uomo che ha amato troppo e che, per questo, è stato condannato a vivere per sempre.

Ed è forse proprio questo che rende Dracula immortale:
non il suo morso, ma la sua sete d’amore.


In copertina: Caleb Landry Jones nelle vesti di Dracula del regista Luc Besson

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